Ogni mattina da anni passo davanti al cancello grigio.
Adesso è serrato...ma per anni nei giorni di sole,era semichiuso.
Una donna inferma,su una sedia a rotelle,si affacciava sulla strada.
Una badante dietro di lei era seduta nel cortile fiorito...
Enza distingueva poco,solo il cambio luce ed ombra,ma voleva stare lì quasi tutto il giorno.
CIAO CIAO CIAO
Le auto passavano e lei diceva CIAO
Le biciclette passavano e lei diceva CIAO
Persone infastidite passavano senza saper rispondere a questo saluto.
CIAO CIAO CIAO.
Squillante e forte,la sua voce sembrava ancora giovane dentro il corpo malato.
Io non potevo restare indifferente.
Passando rispondevo al suo ciao.
Domande cortesi di "come sta"
Avvicinati,fatti guardare,quanti anni hai?quanti figli hai,quanti nipoti..
Enza voleva sapere di me,cogliere qualcosa del mio volto...avvicinati.
Sei bella mi disse un giorno....
Un giorno passando con Danilo davanti al cancello grigio, Enza prese coraggio
ed intervistò anche Danilo.
Avvicinati,fatti vedere,quanti anni hai...sei bello.
Guardò attentamente Danilo e poi un giorno a sorpresa mi disse...
Tuo marito è più bello di te.
Rideva Enza mentre diceva questa battuta,forse sperando in una mia reazione...
ed io le dissi,hai ragione,lui è più bello di me.
Sopratutto era in qualche modo migliore,io sono stata generosa del mio amore,ma lui di più...
perchè sono una persona difficile ed il mio percorso umano più ondivago e meno lineare.
Danilo mi accettava come ero,aspettando anche che maturassi da sola le decisioni più sagge.
Enza che non ci vedeva,aveva visto benissimo.
Uno di questi giorni da sotto il cancello grigio è spuntato un germoglio di surfinia.
Bianco...Improvvisamente...
Andando e tornando verso casa mi sento nelle orecchie la voce di Enza che non si era mai arresa ad un mondo chiuso...
Aveva tenuto fino all'ultimo una comunicazione con il mondo ristretto della malattìa,dell'infermità,di una piccola traversa laterale di una piccola città di pianura.
Rideva Enza quando mi fermavo a parlare con lei,qualche brillìo d'oro le scintillava negli occhi,nella bocca.
Era felice come me da bambina quando al cancello del giardino,dalle inferriate potevo salutare qualcuno che poi si fermava...
Come ti chiami?
Ed io iniziavo il mio racconto...
Ciao Enza,che ti chiamavi in realtà Provvidenza,che eri nata a Palermo come i miei genitori...
forse vi siete sfiorati un attimo all'ombra della cattedrale...
Oggi i fiori bianchi che una mano in vena di ordine ha prontamente rasato,restano in questo scatto del mio telefono e continuano a salutare al tuo posto,ogni volta che esco di casa.